Come è fatto un vulcano:
I vulcani sono classificati in base a differenti criteri. Innanzitutto per la forma che la crosta terrestre assume in corrispondenza della frattura da cui esce il magma. In base a questa distinzione esistono vulcani a scudo e a cono.
Anche le tipologia di attività eruttiva li distingue, e qui le categorie principali sono due (effusiva ed esplosiva)
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Vulcano effusivo | Vulcano esplosivo |
con molteplici sottocategorie. Ultimi due criteri di suddivisione dei vulcani sono il loro stato – attivi, quiescenti e spenti - e la loro localizzazione, sulla superficie terrestre, sottomarina o extraterrestre. Procediamo con ordine.
Sostanzialmente l'attività eruttiva di un vulcano può essere effusiva o esplosiva. Quella esplosiva prevede improvvisa e immensa fuoriuscita di ceneri, lapilli e scorie che raggiungono quote elevate e si depositano poi a distanze notevoli; il magma in questo tipo di eruzione è più viscoso e tende a raffreddarsi velocemente senza compiere grandi distanze. Quella effusiva prevede invece la fuoriuscita del magma senza fenomeni introduttivi, l'eruzione non è violenta e la lava, molto più fluida, percorre in genere grandi distanze prima di raffreddarsi.
La descrizione del modo di eruttare dei vulcani è più varia e dettagliata della divisione appena spiegata. Ci sono almeno sei tipologie utilizzate e corrispondenti alle attività di specifici vulcani o aree vulcaniche del pianeta. Hawaiano e Islandese sono ad attività effusiva dominante, nel senso che tutte le eruzioni sono effusive; la differenza è che i vulcani hawaiani hanno forma di pozzo (caldera).
mentre quelli islandesi (lineari) di semplice frattura nella crosta; in entrambi i casi il magma è liquido.
L'attività stromboliana invece è prevalentemente effusiva, ma non mancano fenomeni esplosivi, ed è caratterizzata da eruzioni frequenti e regolari di magma.
Stromboli |
Il tipo Vulcaniano è invece prevalentemente esplosivo
eruzione vulcaniana di Stomboli |
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Eruzione di Vulcano del 1888 |
con emissione di nuvole di gas e ceneri; le esplosioni provocano spaccature nelle pareti del vulcano. Molto simile alla tipologia precedente il vulcano Vesuviano, con la sola devastante differenza che l'esplosione iniziale è enorme e spesso prevede la totale eruzione del materiale tutto in una volta.
Eruzione di tipo pliniano prende il nome da Plinio il Giovane,che per primo ne descrisse il fenomeno. È un tipo di eruzione che si produce dai vulcani esplosivi, caratterizzati dall'emissione di lava molto viscosa che non fluisce dal cratere, impedendo ai gas di liberarsi; questo provoca l'aumento della pressione interna che porta a far esplodere parzialmente o, nei casi più disastrosi, totalmente il vulcano. Durante l'esplosione una grande colonna di ceneri, lapilli e gas detta colonna eruttiva si eleva per decine di chilometri nell'atmosfera. Terminata la spinta dei gas le ceneri e i lapilli ricadono formando colate piroclastiche devastanti per le regioni adiacenti all'eruzione. L'eruzione Pliniana più famosa è quella del Vesuvio nel 79 d.C. che sommerse di ceneri Pompei ed Ercolano.
Infine c'è il tipo Peleano (dal vulcano La Pelee, in Martinica),
che ha come il Vesuviano una gigantesca esplosione iniziale, solo che anziché avvenire dal cratere principale, in questo caso avviene da una parete del vulcano, facendolo collassare.
Immagini vulcani e di eruzioni vulcaniche
Il vulcano che tutti conosciamo è quello a cono, quello in cui intorno alla frattura della crosta terrestre si è accumulato nelle ere geologiche un edificio a forma conica frutto del materiale depositato nelle eruzioni. Sono a cono tutti i vulcani che hanno attività eruttiva esplosiva, dominante o prevalente; lo sono tutti i vulcani italiani e la maggior parte dei vulcani più famosi del mondo, come il Fuji, il Monte Sant'Elena, il Kilimangiaro e il Krakatoa.
L'altra categoria, detta a scudo, comprende invece formazioni originate da eruzioni effusive e liquide, in cui il magma scorre rapidamente e si raffredda più lentamente creando dislivelli decisamente inferiori rispetto a quelli a cono. Questi vulcani hanno l'aspetto di un grande scudo appoggiato a terra. Il più grande vulcano a scudo, che è anche il più grande vulcano terrestre, è il Mauna Loa, nelle Hawaii, che svetta di oltre quattromila metri sopra il livello del mare a cui ne vanno aggiunti altri cinquemila sottomarini, per un totale di più di novemila metri.
La frequenza delle eruzioni e la data dell'ultima registrata determinano una ulteriore classificazione, molto importante per valutarne la pericolosità. Sono attivi quei vulcani che eruttano spesso, questo è dovuto al fatto che il condotto che porta il magma in superficie è aperto, non ostruito da formazioni geologiche. Sono attivi l'Etna, lo Stromboli e Vulcano, per citare solo quelli italiani. Si dice quiescente un vulcano a riposo che ha avuto eruzioni negli ultimi diecimila anni, come il Vesuvio.
Possono considerarsi spenti invece quei vulcani che non danno segni di vita – né eruzioni né fenomeni quali le fumarole – da più di dieci millenni.
L'ultima distinzione utile per distinguere i vulcani è relativa alla loro collocazione: sopra il livello del mare, sotto il livello del mare o fuori dal pianeta. I vulcani sottomarini hanno caratteristiche identiche a quelli di superficie, la differenza è che le fratture sono in fondo agli oceani e quindi il rilascio di magma e gas avviene in mare e non direttamente in atmosfera. Sono i più numerosi sulla Terra, e sono disposti in modo da formare le dorsali oceaniche. Anche nel Mar Tirreno ci sono vulcani sottomarini, il più grande è il Marsili, a nord delle Eolie, che coi suoi tremila metri tutti sott'acqua è uno dei più grandi d'Europa, ed è anche molto attivo.
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Marsili, vulcano sottomarino |
Il lahar è una colata di fango composta di materiale piroclastico e acqua che scorre lungo le pendici di un vulcano, specialmente lungo il solco di una valle fluviale.
I lahar hanno diverse possibili cause:
eruzioni vulcaniche |
Eruzione del vulcano St. Hellen
Le placche terrestri si muovono continuamente in quanto poggiano sul mantello (fluido) e sempre soggetto a movimenti convettivi.
Le placche oceaniche sono in genere più sottili ,pesanti (dense), povere di silice (basaltiche). Quelle continentali, al contrario, sono più spesse, più leggere (meno dense) e ricche di silice (granito).
Se le placche oceaniche si scontrano (es. 1), una delle due placche è soggetta alla subduzione (affonda nel mantello), si forma una fossa oceanica (es. Fossa delle Marianne) tutte le sabbie del fondale, di origine silicea, quindi più leggere, tendono a risalire dal mantello alla crosta ed a formare isole vulcaniche di tipo esplosivo (stratovulcani).
Se la crosta oceanica è soggetta ad una frattura con due margini divergenti (dorsale), il magma risale direttamente dal mantello, sarà pertanto basico, formerà un vulcano lineare (es.3)
Se una placca oceanica, sottile e più pesante, si scontra con una placca continentale, più spessa e più leggera, quella oceanica sarà soggetta alla subduzione e darà origine ad una fossa oceanica, quella continentale sarà soggetta ad un innalzamento e creerà una catena montuosa. E' ciò che si verifica nella costa occidentale del continente americano con la formazione delle Ande e delle Montagne rocciose. Avremo fosse oceaniche vicino al continente, vulcani di tipo esplosivo sulle montagne e frequenti terremoti. (es. 4)
Se una placca continentale è soggetta a frattura, si creerà un rift, cioè una valle enorme non causata dal fenomeno erosivo ma da fattori tettonici (rift Valley) (es. 5). Anche in queste zone, a causa dell'assotigliamento della crosta, potremo trovare vulcani ( Hot Spot).
Se al centro di una placca oceanica si crea un assotigliamento ed il magma presente nel mantello si viene a trovare a pochi km dalla superficie si può creare una fessura, conseguente fuoriuscita di magma e creazione di un vulcano sottomarino, poi di un'isola vulcanica, come per esempio nella Hawaii (es. 6)
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